Sabato 26 luglio sono andato insieme ad alcuni amici a vedere la mostra su Mario Schifano all'interno della galleria Nazionale d'arte moderna.
Chi è Mario Schifano? Sono andato in rete alla ricerca di qualcosa in più rispetto a quello che ho letto alla mostra e vorrei farvi leggere questo testo tratto dalla rivista ARTE del 1996, l'ho trovato molto interessante per capire meglio la vita e il pensiero di questo grande artista.
Nato ad Homs, in Libia, nel 1934 da un "onesto impiegato al ministero della pubblica istruzione", Schifano, tornato a Roma con la famiglia, aveva abbandonato la scuola fin da piccolo. "Ho fatto solo la terza elementare", ha sempre dichiarato, con un misto di orgoglio e di malinconia ("Era una forma di masochismo volontario", ha spiegato una volta. "Ma era una necessità: dovevo strappare il cordone ombelicale con la famiglia"). Poi, verso i vent'anni, dopo il servizio militare, cominciò a lavorare con il padre, nel museo etrusco di Valle Giulia. Fu lì che ebbe "la prima sollecitudine verso le cose esterne che mi piacevano: i paletti. Quelli bianchi e neri che i geometri mettono per terra per poi fare i rilevamenti topografici. Verniciavano i paletti, bianco e nero, bianco e nero. Questo mi aveva stimolato... Come all'esterno: semafori, cartelloni che vedevo quando con Tano Festa camminavamo parlando, nel paesaggio urbano".
I primi quadri di Schifano furono i celebri monocromi gialli (che molti critici interpretarono come esempi di neodadaismo sull'onda del new dada americano). Ma presto i quadri si cominciarono a riempire di segni tratti dal paesaggio urbano: cartelloni, scritte pubblicitarie, immagini-simbolo, come quella della Coca.Cola , che si allacciavano alla cultura pop. Il pittore, però, ha sempre rifiutato qualsiasi apparentamento troppo stretto con la pop art: "Ho fatto i miei lavori contemporaneamente, e non successivamente, alla pop art. La pop art la facevano loro e la imponevano, quasi come un fatto politico". Il successo arrivò presto e con il successo anche il denaro. "Nel '62", raccontò, "andai a New York inviato ad una mostra organizzata da Sidney Janes. La mostra si chiamava The new realist show. C'erano tutti: Rauschenberg, Oldenburg, Jasper Johns. Entrai così in un circolo che era anche un circolo d'affari. La società mi rincorreva, e la trappola fu il denaro".
Schifano ha sempre avuto un rapporto ambivalente con il denaro: da una parte l'ha cercato, l'ha usato e ne ha goduto all'eccesso. Dall'altra ha sempre rifuggito il rapporto di sudditanza che il denaro può creare all'artista, sperperandolo a valanghe; e anche finanziando, nei primi anni Settanta, gruppi della sinistra extraparlamentare ("Do denaro a questi ragazzi", diceva. "D'altra parte perché no? Lo guadagno con brutale facilità"). E' questo il doppio volto di Schifano, quello che ne fa in tutto e per tutto un artista maledetto, difficile, controverso, amato e conosciuto da tutti, e nello stesso tempo spesso malvisto e denigrato. Di questo doppio volto fanno parte i numerosi arresti per droga ("Ormai era diventato un gioco", racconta: "Ogni volta che qualche ufficiale della Finanza o della polizia voleva fare carriera, veniva da me e mi arrestava"), ma anche le polemiche fatte in passato sui suoi quadri "dati via per niente" (mentre lui si schermiva: "Non posso darli al prezzo a cui li vendono i mercanti, non me la sento"). Sono le contraddizioni, gli sbalzi caratteriali e le mille facce dell'artista che Goffredo Parise, nel '65, definì "Un piccolo puma di cui non si sospetta la muscolatura e lo scatto".
Premesso che l'arte è molto personale, ho trovato bellissime le tele grandi ad acrilico (molto colorate e ricche di vita) e brutte le tele monocromatiche o con segni schematici (primi anni 60), ho notato l'influenza della popart di Warhol, anche se come dice Schifano a fatto i suoi lavori contemporanei alla popart. Consiglio a tutti anche quelli come me che non conoscevano Schifano di andare a visitare la mostra e già che siete tutta la galleria.
Inserisco alcune immagini famose di Schifano come il logo della Coca Cola o Esso e altre che si trovano alla mostra.
Chi è Mario Schifano? Sono andato in rete alla ricerca di qualcosa in più rispetto a quello che ho letto alla mostra e vorrei farvi leggere questo testo tratto dalla rivista ARTE del 1996, l'ho trovato molto interessante per capire meglio la vita e il pensiero di questo grande artista.
Nato ad Homs, in Libia, nel 1934 da un "onesto impiegato al ministero della pubblica istruzione", Schifano, tornato a Roma con la famiglia, aveva abbandonato la scuola fin da piccolo. "Ho fatto solo la terza elementare", ha sempre dichiarato, con un misto di orgoglio e di malinconia ("Era una forma di masochismo volontario", ha spiegato una volta. "Ma era una necessità: dovevo strappare il cordone ombelicale con la famiglia"). Poi, verso i vent'anni, dopo il servizio militare, cominciò a lavorare con il padre, nel museo etrusco di Valle Giulia. Fu lì che ebbe "la prima sollecitudine verso le cose esterne che mi piacevano: i paletti. Quelli bianchi e neri che i geometri mettono per terra per poi fare i rilevamenti topografici. Verniciavano i paletti, bianco e nero, bianco e nero. Questo mi aveva stimolato... Come all'esterno: semafori, cartelloni che vedevo quando con Tano Festa camminavamo parlando, nel paesaggio urbano".
I primi quadri di Schifano furono i celebri monocromi gialli (che molti critici interpretarono come esempi di neodadaismo sull'onda del new dada americano). Ma presto i quadri si cominciarono a riempire di segni tratti dal paesaggio urbano: cartelloni, scritte pubblicitarie, immagini-simbolo, come quella della Coca.Cola , che si allacciavano alla cultura pop. Il pittore, però, ha sempre rifiutato qualsiasi apparentamento troppo stretto con la pop art: "Ho fatto i miei lavori contemporaneamente, e non successivamente, alla pop art. La pop art la facevano loro e la imponevano, quasi come un fatto politico". Il successo arrivò presto e con il successo anche il denaro. "Nel '62", raccontò, "andai a New York inviato ad una mostra organizzata da Sidney Janes. La mostra si chiamava The new realist show. C'erano tutti: Rauschenberg, Oldenburg, Jasper Johns. Entrai così in un circolo che era anche un circolo d'affari. La società mi rincorreva, e la trappola fu il denaro".
Schifano ha sempre avuto un rapporto ambivalente con il denaro: da una parte l'ha cercato, l'ha usato e ne ha goduto all'eccesso. Dall'altra ha sempre rifuggito il rapporto di sudditanza che il denaro può creare all'artista, sperperandolo a valanghe; e anche finanziando, nei primi anni Settanta, gruppi della sinistra extraparlamentare ("Do denaro a questi ragazzi", diceva. "D'altra parte perché no? Lo guadagno con brutale facilità"). E' questo il doppio volto di Schifano, quello che ne fa in tutto e per tutto un artista maledetto, difficile, controverso, amato e conosciuto da tutti, e nello stesso tempo spesso malvisto e denigrato. Di questo doppio volto fanno parte i numerosi arresti per droga ("Ormai era diventato un gioco", racconta: "Ogni volta che qualche ufficiale della Finanza o della polizia voleva fare carriera, veniva da me e mi arrestava"), ma anche le polemiche fatte in passato sui suoi quadri "dati via per niente" (mentre lui si schermiva: "Non posso darli al prezzo a cui li vendono i mercanti, non me la sento"). Sono le contraddizioni, gli sbalzi caratteriali e le mille facce dell'artista che Goffredo Parise, nel '65, definì "Un piccolo puma di cui non si sospetta la muscolatura e lo scatto".
Premesso che l'arte è molto personale, ho trovato bellissime le tele grandi ad acrilico (molto colorate e ricche di vita) e brutte le tele monocromatiche o con segni schematici (primi anni 60), ho notato l'influenza della popart di Warhol, anche se come dice Schifano a fatto i suoi lavori contemporanei alla popart. Consiglio a tutti anche quelli come me che non conoscevano Schifano di andare a visitare la mostra e già che siete tutta la galleria.
Inserisco alcune immagini famose di Schifano come il logo della Coca Cola o Esso e altre che si trovano alla mostra.
4 commenti:
Che dire in piu' di quanto detto da Andrea... La mostra su Schifano puo' piacere o meno, come tutta l'arte contemporanea l'interpretazione puo' spesso essere molto controversa. A me complessivamente l'opera di Schifano non ha suscitato grande entusiasmo quanto invece la personalita' dell'artista. Paradossalmente ho trovato piu' interessante la biografia e la parte fotografica dedicata alla persona di Mario Schifano piuttosto che non la sua produzione. Meriterebbe qualche parola in piu' la GANM che e' una struttura bellissima e che contiene una mostra sull'Ottocento da visitare! Questa parte l'ho trovata davvero piena di opere stupende!!!
La struttura della galleria è talmente bella che quando sei arrivato non hai capito quale palazzo fosse ahhahah!!!! Grande Vì il più attivo del Finello's Blog
be' anche l'accademia di romania non era male....
;-)
Anche stringhe su pelle!!!
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